Sarà mai davvero l’Arte il regno dell’ambiguo? Perché una stessa figura umana può essere assunta come allegoria di virtù, oppure di lussuria? Perché una forma che è una forma – non voluta come tale – mi può suscitare l’immagine di labbra aperte e quindi l’emozione di un allegro stato d’animo, aperto, disincanto, gioioso, eppure, al tempo stesso nulla di tutto ciò, ma il freddo susseguirsi di archi e rette? Ciò vale, pure, per semplici triangoli iterati che assurgono a sembianza di dentato tagliente. Perché una gelida geometria può usurpare il posto ad un caldo sentimento? E, vice, versa, perché una vacuità emotiva, può usurpare il posto ad una sublime combinazione di sinuosità lineari? Tutto questo è un mistero che non cesserà mai di svanire. Sarà forse il campo minato che oggi, come da sempre, è giocoforza attraversare nel fare arte? Dato il risultato, vale la pena di osare.
Piallacci “sfogliati” di vari legni. Multistrato Pioppo. Lamellare policromo di varie specie legnose. Residuo di lavorazione a CNC. Multistrato Pioppo (fondo). Acrilici.
Altezza 40, larghezza 38,4, spessore 4,8 cm
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